giovedì 1 novembre 2007

martedì 30 ottobre 2007

Monologo

Eccomi davanti allo specchio
Eccomi con questo corpo...
Non doveva andare così
Quando rincorrevo i palloni,
quando montavo i trenini,
quando giocavo con i soldatini.
Doveva essere come sentivo.
Eccomi davanti allo specchio.
Io amo questo corpo.
In questa mia pancia
sono cresciute due meraviglie
(e altre ne vorrei ma è tardi)
Io odio questo mio corpo
pieno di curve e privo di spigoli
no.. non è vero... non lo odio
.. lo detesto.. è fuori sintonia
non si accorda alla musica dell'anima.
Eppure.. eppure non lo so
Eterna indecisione.
Eccomi davanti allo specchio
Mi guardo la faccia, gli occhi, i capelli
Sono io.
Sono io. Non bell*. Ma ver*.
I miei occhi guardano sempre altrove
I miei occhi guardano sempre negli occhi
Sfuggono solo per paura dell'anima
Ma guardano,
Guardano il mio corpo dentro lo specchio
E' solo uno specchio.
Io non sono quello che vedo
Io sono e voglio essere quello che sento

E come dice Francesco Guccini

..
ma se io avessi previsto tutto questo
dati cause e pretesto forse farei lo stesso
..
e quindi tiro avanti e non mi svesto
degli abiti che sono solito portare
ho tante cose ancora da raccontare
per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!

(L'avvelenata)






se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:
di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...

Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
Io frocio, (io perchè canto so imbarcare), io falso, io vero, io genio, io cretino
.....


mercoledì 5 settembre 2007

Cosa sei?

Da piccolo mi capitava spessissimo, d'estate quando me ne andavo in giro tutto il giorno a giocare avventure su avventure, a risalire il fosso, a scacciare i cow boy (io sempre indiano) che qualcumo mi chiedesse.. sei maschio o femmina? Tira giù i pantaloni che voglio vedere.. Ed io ne ero felice. Incredibile ma mi piaceva un sacco quando mi facevano queste domande.

giovedì 23 agosto 2007

Un coltello

Un coltello saltato fuori non so quando non so come. Un ricordo non mio. Da me forse rimosso.
Sconvolgente che lei dica che era tutto normale. E lo continui a dire. L'importante è fare finta di niente
Se le cose non si dicono smettono di esistere?
No crescono dentro come non mai.

mercoledì 1 agosto 2007

La nonna e i suoi racconti

La nonna era nata nel 1905. Il nonno nel 1899. Oggi dopo essre stat* al cimitero tedesco della Futa ripensavo ai suoi racconti della guerra (la seconda perchè la prima lei aveva solo 13 anni). Nella prima il nonno era un 'ragazzo del 99' cioè l'avevano fatto partire a 17 anni e per questo aveva un bel pò di medaglie.
La seconda il nonno aveva più di 40 anni e quindi se l'è sgamata. Ma ogni volta che passavano i tedeschi lui si imboscava per i campi, perchè con donne e bambini erano accomodanti ma con gli uomini insistevano di più, facevano i forti. Guardando le tombe oggi ho pensato che erano ragazzi spaventati buttati a combattere per qualcosa che avevano fatto loro credere.. insomma la nonna diceva che ogni tanto passavano entravano nelle case e cercavano le cose da mangiare più preziose, olio, carne pane, marmellata.... ma la nonna e il nonno erano stati furbi e avevano scavato nell'orto una buca dove ci tenevano delle casse con le cose da mangiare di cui sopra. Nell'orto i tedeschi non ci guardavano, solo nelle dispense e nelle cantine ...
Magari il rancio anche per loro non era il massimo e sfruttavano un po' il privilegio dell'invasore per mangiare meglio..
La nonna non ha mai parlato male comunque di questi ragazzi.. forse li vedeva come tali. Non ha mai raccontato episodi di violenza. Ma ha solo descritto questo cercare ogni tanto qualcosa di buono da mangiare. Forse in un paesino di campagna lontano dalle grandi città e con strade poco importanti la guerra è un po' meno guerra. Per tutti.

martedì 24 luglio 2007

Il terrore

Chi non h provato il terrore continuo per ogni parola per ogni sussurro per ogni giocattolo rotto, per ogni posata usata male, per ogni scoppio di risa quando si doveva stare in silenzio, per ogni pianto quando se ne prendevano. Per ogni rientro a casa. Per ogni passo.
Chi non ha provato questo terrore non dica che ne abbiamo colpa noi che eravamo bambini.
Non dica che non è stato abbastanza.
(E' vero non siamo stati violentati, che fortuna!! poteva andare peggio)
Non bestemmi.

Siamo stati bambini.
Ma in realtà non lo siamo mai stati.

Non abbiamo le stronzate freudiane che la psicanalisi propina.
Non abbiamo semplicemente avuto i genitori. Nè nel bene. Nè nel male. Niente complessi edipici. Solo un reale e sano distacco emotivo totale.

Ma ringraziando Dio abbiamo avuto dei nonni, ringraziando Dio abbiamo avuto degli zii, ringraziando Dio eravamo in tre e ci siamo fatti forza.

Ma non ho colpa, neanche di quanto sono 'divers*' più divers* dei diversi e per questo disgustos*.

mercoledì 13 giugno 2007

I bomboloni di Fabrizio (13 anni)

A 13 anni avevo un amico speciale, una specie di fidanzato, con cui andavo in giro per il fosso, con cui giocavo a ping pong, con cui favevo tante belle cose.
E quando eravamo insieme non volevamo nessun altro con noi.
E tutti ci prendevano in giro.. ma questa cosa durava da anni. Lui era biondo con tutti i riccioli ed era più alto di me.
I suoi genitori mi volevano bene.... anche troppo forse...
Una sera mi disse.. dopo cena vieni a casa mia... ti faccio i bomboloni!!
.. non saprei.. in realtà non mi fidavo per niente della sua capacità di fare bomboloni.
Poi lui stava in una casa isolata e per andarci di notte di doveva fare un pezzo di strada sterrata nel completo buio della campagna .. insomma non ero per niente felice dell'invito, ma non potevo rifiutare anche perchè suo padre continuò.. è davvero bravo vieni davvero...
Alla fine ci andai, portandomi anche mio fratello e il nostro amico Nicola, per via della strada buia o della timidezza..
Il bombolone mi fu subito consegnato appena varcata la soglia e i sei occhi (lui, la mamma, il babbo) mi fissavano aspettando il mio giudizio... avevo paura ad assaggiarlo .. avevo così paura.. non mi è mai riuscito mentire e non volevo che nessuno se la prendesse.. mio fratello e Nicola mangiarono il loro, o rifiutarono con qualche scusa non ricordo..
Insomma io stavo lì e mi sentivo sotto osservazione....
Troppo
Troppi occhi su di me
Troppo silenzio
Alla fine non so come il bombolone cadde in terra prima che potessi assaggiarlo...
L'hai fatto apposta disse lui un pò contrariato
No sussurrai diventando di tutti i colori dell'arcobaleno
Allora prendine un'altro .. non sapevo che fare
Alla fine lo presi e uscimmo fuori a mangiarlo così non avevo gli occhi addosso. Non ricordo bene se lo mangiai, se mi piacque o no.. ma tutte quelle facce in attesa non le scorderò mai..

Comunque questa storia mio fratello e Nicola la ricordano ancora bene!!!